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- BATTLE ANGEL ALITA -
RECENSIONE SENZA SPOILER


Come esordire se non dicendo che è uno dei miei fumetti preferiti, probabilmente al primo posto a pari merito con Evangelion e Vagabond? Procederò per gradi.
Disegno: mi piace tantissimo. Il chara è originale e moderno, in equilibrio fra il deformed ed il realistico, proprio come piace a me. Tutto di Alita, graficamente, contribuisce a creare quell’atmosfera postmoderna, decadente e cyberpunk che adoro. I personaggi, anche le comparse, hanno tutte uno spessore visivo notevole, basta guardarli per sentire la loro sofferenza, la loro follia, insomma già alla prima occhiata ci si può fare un’idea di cosa ci sia “dietro la vignetta”. Anche Kishiro, come Miura, utilizza davvero poco i retini, affidandosi principalmente al tratteggio: al contrario di Berserk però, il disegno di Alita rimane leggero ed elegante con, a mio parere, delle scene d’azione fra le più spettacolari e dinamiche che abbia mai visto, fonti eterne d’ispirazione.
Visivamente Alita mi piace in toto, dalla comparsa in una vignetta alla stessa Alita (davvero carinissima…), passando per gli straordinari paesaggi pregni di atmosfera.
L’impostazione delle vignette poi è fantastica: sono enormi e dinamiche, e si capisce sempre ciò che accade. Fantastico, per me è un libro di scuola.
Personaggi: come già accennato visivamente mi piacciono tutti. Caratterialmente sono sviluppati benissimo, ognuno ha le sue luci e le sue ombre, e soprattutto un passato che li ha “costruiti”, sono davvero figli del mondo in cui vivono, senza limitarsi ad essere osservatori di ciò che accade loro.
Poi c’è il fantastico Figura Quattro: una delle “spalle” meglio riuscite che conosca. E’ rissoso e simpatico, ma senza essere un energumeno fine a se stesso: anche se compare solo per un volumetto (su 12) è studiato quanto Alita, lo si sente chiaramente.
Sceneggiatura: curatissima, profonda, ogni singolo aspetto dell’universo di Alita è studiato nei dettagli, Kishiro si è fatto un mazzo enorme documentandosi su cose come la neurochirurgia e la fisica dei corpi, ma senza trascurare la filosofia e la poesia.
La storia è ben costruita, appassionante, un grande equilibrio tra scene d’azione, scene romantiche, filosofeggiamenti, incubi… se devo fare un appunto però, dirò che la parte del Motorball è un po’ troppo lunga, a volte fine a se stessa.
Quello che davvero colpisce comunque di Alita sono i sentimenti che i personaggi trasmettono: leggendolo non si può fare a meno di sentirsi totalmente immersi in quel mondo, nelle vicende dei personaggi che lo animano.
Basta perché non riesco a fermarmi…
In definitiva: bellissimo, lo consiglierei a chiunque.
PS: evitate Alita Last Order, non è all'altezza di questo.

 

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© Matteo Bacchin