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- RUSH -
SPOILER FREE REVIEW


Fino a qualche settimana prima dell'uscita del film, ero davvero ansioso di vederlo. Negli ultimi tempi però, il trailer ufficiale ed alcuni spezzoni visti in TV mi avevano fatto un po' scendere la scimmia: c'era qualcosa nella regia (e soprattutto nella musica scelta per il trailer) che non mi convinceva, sembrava stesse per presentarsi l'ennesimo filmetto sulle corse stile Driven, Days of Thunder o Adrenalina Blu.
Ma ho voluto vederlo lo stesso, pur conoscendo già nei dettagli gli eventi narrati (per chi non lo sapesse, sono un appassionato di corse), pur con questi dubbi in testa. E meno male che l'ho visto.
Ron Howard ha fatto un eccelso lavoro: la sua regia è magistrale, e riesce a supplire persino a qualche piccola ingenuità della sceneggiatura. Le sequenze di gara di cui dubitavo si sono invece rivelate perfette, una delle cose più coinvolgenti che abbia mai visto in un cinema. Rush parte immediatamente scoppiettando, e si mantiene su un ritmo veloce (ma efficace e per niente frastornante) per tutta la sua durata: sono due ore, ma non sembra. Tutto funziona alla perfezione, perchè Lauda e Hunt sono due protagonisti che si contendono la scena letteralmente a sportellate, senza però mandarsi fuori pista l'un l'altro: proprio come in un duello in pista, i due protagonisti si sorpassano, si contro-sorpassano, si prendono le scie, restano fianco a fianco lungo la pista in un fremito di lotta.
Tutto il film, tutta questa metafora di una gara, è un perfetto gioco tra "il computer" austriaco e "lo schianto" inglese: all'inizio diametralmente opposti, in conflitto al punto da mandarsi a fancoolo ogni due minuti, le loro vicende poi li fanno avvicinare sempre di più (ma non in modo banale, questo NON è un buddy movie), sempre di più, fino al momento in cui i loro destini si incrociano definitivamente nella pioggia torrenziale del Fuji. E nel finale, quando – pur con le loro differenze se possibile addirittura aumentate da quell'epico campionato 1976 – i due si incontrano l'ultima volta, ci può anche scappare una lacrima.
Certo, la vicenda è un po' romanzata (ci sono un paio di scene inventate e l'ultima gara è un pochino diversa da come andò in realtà) ed i caratteri di Lauda e Hunt sono leggermente caricati, ma tutto è in funzione del racconto di una storia vera, dei momenti cruciali delle vite di due miti della Formula 1 come, purtroppo, non ce ne saranno più.
Andate a vedere Rush. Dovete vederlo, davvero. Se siete appassionati di motori, sarà una festa per i vostri occhi e per il vostro cuore (e se lo vedrete in un cinema con un buon audio, anche per il vostro stomaco), ed anche se conoscete già cosa è successo e come tutto va a finire, lo sguardo appassionato di Ron Howard darà una nuova luce a questa vicenda epica. Perchè Rush è si un film su Lauda e Hunt, ma è anche (se non soprattutto) un film sugli anni '70, su cosa conta nella vita (senza facili risposte)... e sulle corse in macchina: le corse vere, senza alettoni barocchi, neon e NOS, senza computerini, sponsor invadenti, sorrisi finti e cambi elettronici.
Se avete amici o fidanzate che non sono appassionati di corse, portateli al cinema lo stesso. Non solo perchè Rush è un gran bel film indipententemente dalla Formula 1, ma anche perchè il racconto è così appassionante che se non si conoscono le vicende, è anche meglio.
Ed alla fine del film, quando la vostra ragazza – all'inizio scettica – si girerà verso di voi e stupefatta e un po' commossa vi chiederà se quello che ha visto è proprio successo davvero, voi con un sorriso le risponderete "si, è successo davvero". E saprete che lei avrà capito almeno un briciolo del perchè, tutte le domeniche, vi piace così tanto guardare venti automobiline colorate che girano in tondo.

 

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© Matteo Bacchin